30 marzo 2011

GAUTHAM VASUDEV MENON


Gautham Vasudev Menon è attualmente uno dei registi più acclamati della cinematografia in lingua Tamil, e grazie a successi come Kaakha KaakhaVaaranam Aayram è riuscito nel triplice compito di collezionare recensioni stellari, ottenere incassi record e soddisfare il pubblico offrendo prodotti  altamente coinvolgenti e innovativi.  C’è chi lo accusa di essere troppo hollywoodiano, chi lo detesta per la lunghezza e l’alto tasso di drammaticità dei suoi film, chi lo giudica solo un sapiente calcolatore di marketing in grado di individuare a tavolino la formula giusta per sbancare:  sta di fatto però che molti nuovi spettatori si avvicinano a Kollywood perché incuriositi da qualcuno dei suoi titoli.  Menon riesce a modellare da  storie viste e riviste trame  avvincenti, accompagnando la cinematografia Tamil verso una nuova dimensione globale.  Nato  in  Kerala il  25 febbraio del 1973, da padre tamil e madre malayali, per anni si occupa di spot pubblicitari, e contemporaneamente tenta d’inserirsi nel mondo del cinema, lavorando al fianco di Rajiv Menon come assistente regista in  Minasaara Kanavu.  Il  suo film di  debutto,  Minnale  (trad. Colpo di Fulmine),  commedia romantica con R. Madhavan e Reema Sen,  sarà  un tempestivo successo.  La pellicola divenne molto popolare   grazie alla sofisticata  colonna sonora dell’allora sconosciuto  Harris Jayaraj.  Il film  in realtà  è un prodotto ancora ingenuo e superficiale,  diretto ad un target di soli teenager. Tuttavia gli abbondanti incassi collezionati incoraggiarono la possibilità di un remake Hindi: Rehna hai tere dil mein.  Se nel film originale almeno le performance degli attori risultavano convincenti, nel remake  Madhavan appare stanco e annoiato e Dia Mirza irreversibilmente legnosa; persino Saif Ali Khan sembra capitato sul set per errore. Un totale buco nell’acqua.
Dimenticando l’insuccesso Menon fonda la sua casa di produzione, la Photon Factory, e si dedica a studiare il mercato dell’industria che meglio conosce, quella del Cinema Tamil: insaziabile vortice di pellicole, una giungla dove convivono debuttanti “meraviglie di un solo successo” e inossidabili stars venerate oltre i limiti della razionalità. Nonostante la sua vocazione sia narrare storie d’amore, decide di tuffarsi nel genere poliziesco e dedica ben due anni a gettare le basi del suo nuovo film, un’avventura coinvolgente, sensuale e violenta, girata in set naturali e non costruiti in studio.   Al centro dei riflettori le performance della coppia Suriya / Jyothika e la colonna sonora di Jayaraj. Nel 2003 esce finalmente nelle sale Kaakha Kaakha (trad. Proteggere), e dopo soli dieci minuti di proiezione il verdetto è annunciato: il film colpisce, anzi polverizza.   Da superhit a blockbuster, da blockbuster a classico. Nonostante la trama semplice, il film possiede una forza narrativa indistruttibile e verace, la formula Regia di Menon + Colonna Sonora di Jayaraj diviene un marchio di fabbrica. Il preziosissimo sodalizio tra i due talenti si interrompe nel 2009 (apparentemente voluto dal compositore). Dopo la frattura il regista si stringe ad A.R. Rahman e gli propone di scrivere i brani del suo nuovo progetto, Vinnaithandi Vaaruvaaya (trad. Attraverseresti il cielo per me?).
Una vittoria a sorpresa fu l’implacabile successo del film d’azione Vettaiyadu Vilaiyaadu (trad. La caccia e il gioco) con protagonista Kamal Haasan e Jyothika: la pellicola, drammatica sì ma eccezionalmente fluida, divenne campione d’incassi nel 2006. Il tentato suicidio del produttore aveva tenuto in un limbo il film per oltre un anno bloccando completamente la sua promozione, ciò nonostante un implacabile passa parola si rivela più efficace di qualsiasi aggressiva campagna pubblicitaria, e il film trionfa aggiudicandosi anche ottime recensioni. Dopo due formidabili successi, Jyothika diviene l’attrice prediletta del regista e sua musa ispiratrice. In vena di rischi Menon la vuole in un ruolo negativo da femme fatale e pensa al remake del film americano Derailed (che aveva già ispirato la versione hindi dal titolo The Train), Pachaikili Muthucharam (trad. Che il prezzo da pagare sia la vita stessa), tempestivamente bocciato, stesso verdetto riservato all’ancora più deludente film con Emraan Hashmi nel 2007.
Tradito da un clamoroso insuccesso, il regista vuole riconquistare il mercato e abbattere nuovamente i record toccati in precedenza. Da oltre tre anni porta avanti in silenzio un progetto titanico, le riprese vengono effettuate a intermittenza anche perché al protagonista Suriya sono stati richiesti drastici cambiamenti d’immagine che l’attore riesce a ottenere solo a distanza di mesi (anzi anni). Nel frattempo lui colleziona capitali per dare libero sfogo alla più incontrollata stravaganza. Finalmente nel 2008 viene completato il film più ambizioso della sua carriera, Vaaranam Aayiram (trad. La forza di mille elefanti), un autentico capolavoro di storytelling. Pur essendo di non facile digestione, e sicuramente molto più melodrammatico e meno commerciale dei predecessori, il suo successo va ben oltre i confini del Tamil Nadu e conquista incassi prepotenti anche in Regno Unito, America e Australia. Incentrato sul racconto di uno speciale rapporto di complicità tra padre e figlio, il film non promette effetti speciali né gesta eroiche quanto un lungo e articolato romanzo, sussurrato da un abilissimo narratore.  
L’ottima risposta del pubblico suggerisce al regista di continuare su questa stessa linea: scegliere una storia semplice e quotidiana, arricchirla con elementi di fiction, inserire in essa riferimenti autobiografici e rievocare alcuni episodi del suo passato. Se Vaaranam Aayram è stato girato in ricordo del padre scomparso, i suoi film successivi, Vinnatihandi Vaaruvaya e Ye Maya Chesave, sono l’omaggio alle proprie radici : il Kerala.
Il regista cattura la naturale bellezza della terra natale e disegna un personaggio maschile che richiama la sua adolescenza. Karthik, lo “struggling hero”, interpretato da Silambarasan nella versione Tamil e da Naga Chaitanya nella versione Telegu, è un giovane testardo e taciturno che si fissa irrevocabilmente nelle sue idee e infatuazioni, una personalità creativa che deve vincere l’insicurezza e sogna di affermarsi nel mondo del cinema con un prodotto che parla della sua vita e nasce dalla sua esperienza diretta.    Intrecciati da finali complementari e alternativi, i due film suggeriscono che la visione dell’uno si completa solo in quella dell’altro. Il pubblico non resiste alla tentazione e li guarda entrambi, mentre la colonna sonora di Rahman diventa un cult.
Uscito da neanche un mese, il suo nuovo lavoro Nadunisi Naaygal (trad. Indomabili) ha già scatenato un uragano attorno a sé. La pellicola, alquanto sperimentale, cruda e senza brani musicali, ha come protagonista Veera (suo assistente alla regia in passato) accanto a Sameera Reddy. Pur avendo ottenuto inizialmente l’ok del Censor Board alla distribuzione nelle sale in versione integrale, il film è attualmente oggetto di critiche accese per i contenuti molto espliciti e scottanti. La censura sta minacciando il suo successo ed esige nuovi tagli, la presenza di scene di sesso ha dato il via ad accese e frequenti proteste. Anche partiti politici e associazioni religiose si stanno muovendo per bloccare le proiezioni, mentre l’autore rivendica la sua libertà d’esprimersi, e anche il pubblico sembra aver capito e apprezzato il film. Sta di certo che si tratta di un’inversione a U rispetto a tutte le produzioni precedenti.  Davanti a questa problematica, Gautham Menon è sceso in campo per difendere le proprie idee nonostante sia stato sempre piuttosto schivo. Davvero poco si sa infatti della sua vita privata. Il regista è criptico, e in pubblico parla per telegrammi; non lascia mai scivolare una parola più del dovuto, e non è facile trovare informazioni che vadano aldilà della produzione cinematografica. Ma c’è una contraddizione evidente: se da una parte l’uomo ama eclissarsi dai media, dall'altra l’autore ha l’ossessione di apparire come junior artist o comparsa nelle sue creazioni, oltre che il desiderio di rendere pubbliche vicende autobiografiche e omaggi alle persone che hanno fatto parte della sua vita. La gente lo conosce solo attraverso i film, molto amati e anche ampiamente criticati, sempre comunque innovativi, tutti diversi tra loro ma segnati da un filo conduttore: una costante e maniacale ricerca di autenticità, tanto che le storie da lui proposte riescono a non essere percepite come trame cinematografiche ma come vissute, e, nella maggior parte dei casi, sofferte vicende umane.


FILMOGRAFIA:

MINNALE (2001)
REHNA HAI TERE DIL MEIN (2001)
GHARSHANA (2004)
VETTAIYADU VILLAIYADU (2006)
PACHAIKLI MUTHUCHARAM (2007)
NADUNISI NAAYGAL (2011)

EK DEEWANA THA (2012)

26 luglio 2010

RAJA KRISHNA MENON: INTERVISTA ESCLUSIVA


(English text at the bottom)

Raja Krishna Menon è il regista (nonché soggettista, co-sceneggiatore e co-produttore) dell'acclamato Barah Aana, interpretato da Naseeruddin Shah, Vijay Raaz e da Violante Placido. BA è il risultato della collaborazione con la giovane produttrice indipendente Giulia Achilli, ed è stato proiettato al River to River Florence Indian Film Festival 2009 alla presenza del regista. Raja Krishna Menon ha cortesemente acconsentito a rispondere ad alcune domande.

1 - Cosa significa Barah Aana e perché questo titolo?
Significa letteralmente tre quarti di rupia nel vecchio sistema monetario indiano. Ho scelto questo titolo perché ritengo che la vita non sia mai completa, e che questo ci renda tutti uguali, indipendentemente dalla nostra situazione economica o sociale.

2 - Perché il personaggio di Shukla è così silenzioso?
Shukla rappresenta la generazione degli spettatori muti, coloro che credono nel karma e che ciò che deve accadere avverrà. Quindi Shukla funge da metafora per quella generazione.

3 - Naseeruddin Shah e Vijay Raaz sono due attori di enorme talento. Cosa può raccontarci di loro?
Fantastici! Ho sempre desiderato lavorare con loro e non sono rimasto per nulla deluso di averlo fatto.

4 - Lei crede che nel cinema indiano i personaggi femminili stranieri siano rappresentati in modo realistico?
In generale no, ma spero che Kate lo sia...

5 - Nella sceneggiatura originaria era prevista la figura di un personaggio di nazionalità italiana o è stata una scelta successiva?
Il personaggio previsto era europeo e non specificatamente italiano, ma è sempre stato presente nella sceneggiatura. Mumbai ora pullula di stranieri, e gli abitanti stanno ancora cercando di capire chi siano queste persone e perché siano qui.

6 - Perché ha scelto di ingaggiare Violante Placido? Come giudica la sua interpretazione in Barah Aana?
Ho incontrato Viola a Roma, durante le audizioni. A quel tempo non sapevo fosse famosa. Fra tutti gli attori provinati, ho sentito che lei era quella che aveva compreso meglio il personaggio. Nel senso che possedeva una vulnerabilità che mi piaceva, ma anche la forza per essere quel tipo di persona che proverebbe ad iniziare una nuova vita in India. Inoltre lei ama davvero l'India, e lo si vede. Ritengo abbia fatto un ottimo lavoro in BA, soprattutto considerando quanto debba essere stato duro per lei adattarsi ad un nuovo ambiente e a nuove persone.

7 - Conosce il cinema italiano? Ha visto qualche lavoro di Michele Placido?
Amo moltissimo i classici italiani, i capolavori, e di certo alcune delle pellicole più recenti, come Gomorra, Le conseguenze dell'amore, I cento passi, eccetera. Non sono sicuro che questi siano film italiani popolari. Ho visto anche Romanzo criminale, una buona pellicola, ma sfortunatamente non ho visto molti lavori di Michele Placido come attore.

8 - Cosa può raccontarci della sua esperienza professionale a Dharavi? Quali problemi ha dovuto affrontare? Come hanno reagito gli abitanti di Dharavi?
Dharavi è stata la location più eccitante nella quale abbiamo girato. La folla di spettatori - e talvolta le persone presenti erano migliaia - veniva per divertirsi ma ci ha sostenuto molto. Noi eravamo il circo!! Sinceramente parlando, siamo stati molto attenti a non violare le abitazioni e gli spazi, e a rispettare la loro privacy. È stata un'esperienza speciale per tutti noi. Vi racconto un episodio: avevamo richiesto che nessuno, nell'area nella quale stavamo girando, cucinasse o guardasse la televisione per non disturbare le nostre registrazioni sonore. Non eravamo sicuri di come la gente avrebbe reagito, ma sono stati davvero comprensivi. Naturalmente abbiamo organizzato una buona cena per tutti.

9 - Ritiene che Barah Aana abbia efficacemente rappresentato la vita quotidiana a Dharavi?
Sì, assolutamente! Almeno una gran parte. Come ogni società, Dharavi consiste di tipi differenti di persone, ma credo che BA sia del tutto rappresentativo di alcune di loro.

10 - Secondo lei il cinema e la letteratura offrono una versione distorta della realtà degli slum?
Dipende dal film o dal romanzo. E comunque Dharavi non è uno slum, bensì una struttura sociale organica, un luogo dove vivono le persone in difficoltà.

11 - Qual è la percezione che gli abitanti di Mumbai hanno degli slum?
Noi ne abbiamo bisogno ma non vogliamo saperne troppo. Sarebbe difficile vivere con noi stessi se ci ponessimo troppe domande sulle vite degli abitanti degli slum, la vera classe lavoratrice. Lo definisco fare come lo struzzo. A quanto pare lo struzzo, quando è in pericolo, nasconde la testa sotto la sabbia credendo che, se non vede il predatore, nemmeno il predatore possa vedere lui.

12 - Barah Aana è stato proiettato al River to River Florence Indian Film Festival 2009. Cosa ricorda di quella esperienza?
È stato fantastico. La reazione del pubblico è stata positiva, e sono rimasto piuttosto sorpreso dall'apprezzamento degli spettatori italiani. Firenze è una bella città e mi sono divertito molto.

13 - Com'è nata la collaborazione con Giulia Achilli?
Giulia era venuta in India per cercare qualche sceneggiatura, e così ci siamo incontrati. Le è piaciuta la storia che le avevo narrato, e pensava che potesse essere apprezzata anche in Europa. Il suo entusiasmo mi ha aiutato a portare avanti il progetto. Giulia possiede una grande energia, e così abbiamo unito le forze.

14 - Ha in cantiere altre collaborazioni con produttori non indiani?
Sì, ma sono ancora allo stato iniziale.

15 - Il cinema hindi si sta rinnovando di giorno in giorno, offrendo prodotti sempre più interessanti. Chi sono secondo lei i migliori attori e registi indiani, oggi? Quali film consiglierebbe al pubblico italiano?
Vishal Bhardwaj è un regista brillante. Sriram Raghavan. Anurag Kashyap è molto interessante. Quanto al cinema popolare, Rajkumar Hirani. Penso che Maqbool, diretto da Bhardwaj, sia un un film eccezionale. Consiglierei anche Johnny Gaddaar di Raghavan, Munnabhai MBBS di Hirani, Dev D di Kashyap. Credo che in queste pellicole possiate vedere la diversità che esiste nel cinema indiano contemporaneo.

Ringrazio Raja Krishna Menon per la sua gentilezza e disponibilità.


12 marzo 2010

VIJAY LALWANI: LIVE CHAT


Nel corso di una live chat con il regista Vijay Lalwani, organizzata questa mattina da Bollywood Hungama, Aline è riuscita a porre qualche domanda. Ecco la traduzione:

Aline - Come le è venuto in mente di creare Karthik?
Lalwani - Karthik è stato il personaggio principale sin dall'inizio. Volevo un tipo problematico per il film, e così l'ho creato. La sceneggiatura richiedeva che fosse debole, travagliato, eccetera. Gli ho dato vita quando la storia era ancora in lavorazione.

Aline - Cosa le risulta più facile, scrivere una sceneggiatura o dirigere un film?
Lalwani - Scrivere, perché richiede solo la mia opera. Mentre dirigere necessita la coordinazione di moltissime persone, ed io sto ancora imparando.

Aline - Durante la stesura della sceneggiatura o la regia di Karthik calling Karthik ha ricevuto suggerimenti da parte di qualche esperto dell'industria cinematografica?
Lalwani - No, nessun consiglio, anche perché allora non ho avuto la fortuna di incontrare tante persone quante avrei voluto. Ma Rensil D'Silva, mio buon amico, mi ha incoraggiato e sostenuto moltissimo. È stato proprio lui a suggerirmi di dirigere KCK.