Da sinistra: Mani Ratnam, RGV, A.R. Rahman |
Amitabh Bachchan e RGV: set di Rann |
Da sinistra: Mani Ratnam, RGV, A.R. Rahman |
Amitabh Bachchan e RGV: set di Rann |
* Ram Gopal Varma, il Guru, il battito dell'innovazione del cinema hindi. Prolifico regista, produttore e sceneggiatore. Classe 1962, maestro di molti fra i più apprezzati cineasti della neo-Bollywood: Anurag Kashyap, Madhur Bhandarkar, Sriram Raghavan, Shimit Amin. Nonchè traghettatore a Mumbai del divino compositore tamil A.R. Rahman. Collaboratore di Mani Ratnam e di Shekhar Kapur. Rangeela, con Aamir Khan, segna il suo ingresso a Bollywood ed è un centro clamoroso. Satya, l'indiscusso capolavoro, e il cinema hindi non sarà più lo stesso. Company, con Ajay Devgan, la consacrazione definitiva. E possiamo dimenticare i ruoli ciclopici affidati ad Amitabh Bachchan in Sarkar e in Nishabd?
* Sanjay Leela Bhansali, l'esteta. Il cinema hindi (e indiano) al livello tecnico più alto. Cura maniacale dei dettagli. Impatto visivo che crea immediata tossicodipendenza: l'occhio dello spettatore non si sazia mai di ammirare il bello attraverso l'obiettivo di questo regista. Devdas, premiato col National Award e presentato al festival di Cannes, con Shah Rukh Khan e Aishwarya Rai, incanta ed emoziona. Black, premiato col National Award, con Amitabh Bachchan e Rani Mukherjee, trafigge e commuove. Gangubai Kathiawadi, con una solidissima Alia Bhatt, riporta Bhansali agli antichi fasti e conquista critica e biglietterie.
* Karan Johar, con una manciata di scintillanti pellicole, ha conquistato anche il pubblico occidentale grazie ad un coinvolgente mix di tradizione e modernità, di sorrisi, sogni, emozioni. Il suo film d'esordio, Kuch Kuch Hota Hai, premiato col National Award, girato a soli 26 anni, con Kajol e Shah Rukh Khan, è uno dei blockbuster storici del cinema hindi. Kabhi Alvida Naa Kehna, con Shah Rukh Khan e Rani Mukherjee, affronta un argomento lontano dai temi classici bollywoodiani. My name is Khan, con Shah Rukh Khan e Kajol, presentato al festival di Roma e distribuito nelle sale italiane, è una favola contemporanea che non dimentica la denuncia.
* Anurag Kashyap, la punta di diamante della neo-Bollywood. In Black Friday rivela coraggiosamente le verità scomode celate dietro gli attentati a Mumbai del 1993. Innamorato del neorealismo italiano, Kashyap presenta nel nostro Paese, in prima mondiale al festival di Roma, il grottesco e sperimentale No Smoking. L'Italia ricambia l'onore nominandolo membro della giuria alla Mostra del Cinema di Venezia 2009, edizione nella quale vengono proiettati Gulaal e l'incandescente Dev. D. Il regista torna a Venezia nel 2010 con una nuova prima mondiale, il thriller That girl in yellow boots. Anurag Kashyap, sempre cortese e disponibile, ha rilasciato al nostro blog un'intervista esclusiva da leggere tutta d'un fiato.
* Ashutosh Gowariker, regista del leggendario Lagaan, con Aamir Khan, premiato col National Award, entrato nella cinquina dei candidati all'Oscar come miglior film straniero, distribuito anche nelle sale italiane. Gowariker convince la critica con il sobrio e intimista Swades, con una delle migliori interpretazioni di Shah Rukh Khan. E ipnotizza il pubblico con il sontuoso Jodhaa Akbar, con Hrithik Roshan e Aishwarya Rai.
* Rajkumar Hirani, regista e sceneggiatore dei sorprendenti Munna Bhai M.B.B.S. e Lage Raho Munna Bhai, entrambi premiati col National Award. Il clamoroso blockbuster 3 Idiots, premiato col National Award, con Aamir Khan, incendia il botteghino per settimane e riscrive la storia del cinema indiano. In PK, con Aamir Khan, fantascienza e religione collidono strappando molti sorrisi. Grazie a Hirani la commedia brillante hindi acquista qualità e calore.
* Mani Ratnam, regista e sceneggiatore letteralmente venerato dai fan. Diversi suoi titoli in lingua tamil sono stati premiati col National Award, fra cui il celeberrimo Bombay. Il tragico Dil Se, con Shah Rukh Khan, segna il suo debutto a Bollywood. Yuva, con Rani Mukherjee e uno sbalorditivo Abhishek Bachchan, conquista il pubblico giovane e impegnato. Nell'imperdibile Guru, presentato al festival di Roma, con Abhishek Bachchan e Aishwarya Rai, il sogno dell'ascesa sociale si veste di colore, e gli indiani riscoprono il loro orgoglio. La Mostra del Cinema di Venezia nel 2010 gli conferisce un premio e proietta lo sfortunato Raavan, con Aishwarya Rai e Abhishek Bachchan. Ponniyin Selvan - I, con Vikram e Aishwarya Rai, è un progetto a lungo desiderato da registi e spettatori (e lettori), e sbanca il botteghino.
* Vishal Bhardwaj, voce potente e fuori dal coro. Regista, sceneggiatore e compositore. Innamorato di Shakespeare, trapianta in India Macbeth nel fascinoso Maqbool, con Irrfan Khan; Otello in Omkara, premiato col National Award, con Ajay Devgan; e Amleto in Haider, presentato (e premiato) al festival di Roma, con Shahid Kapoor. Incanta la critica col lirico The blue umbrella, premiato col National Award. Elettrizza il pubblico con Kaminey, con un incontenibile Shahid Kapoor.
* Anurag Basu, poeta dalla stregante malinconia. Gangster, con Kangana Ranaut, ammalia con la sua atmosfera intimista e ipnotica. Life in a metro mescola sapientemente storie e personaggi. Barfi!, con le stupefacenti interpretazioni di Ranbir Kapoor e Priyanka Chopra, diverte con una punta di commozione. Ludo, con Abhishek Bachchan, sorprende con il suo inaspettato, strepitoso umorismo nero.
* Dibakar Banerjee, frizzante e alternativo, conquista la critica con il divertentissimo Khosla Ka Ghosla e con il minimalista Oye Lucky! Lucky Oye!, entrambi premiati col National Award. Lo spiazzante Love Sex Aur Dhokha, pietra miliare nella storia del cinema indiano, convince proprio tutti. Sandeep Aur Pinky Faraar, thriller on the road teso e imprevedibile, cattura anche gli spettatori più pigri.
* Rakeysh Omprakash Mehra, regista originale e mai scontato, fotografa i giovani indiani in Rang De Basanti, premiato col National Award, con Aamir Khan. Nel 2009 presenta alla Mostra del Cinema di Venezia Delhi-6, premiato col National Award, con Abhishek Bachchan. Nove anni dopo torna nel nostro Paese per la prima mondiale di Mere Pyare Prime Minister al festival di Roma.
* Madhur Bhandarkar, coccolato dalla critica e premiato col National Award come miglior regista per Traffic signal, un dolente affondo nelle miserie urbane di Mumbai. I suoi film dal taglio documentaristico prediligono le figure femminili. Chandni Bar, premiato col National Award, è un capolavoro indiscusso del cinema indiano. L'intrepido Page 3, premiato col National Award, è una rappresentazione al vetriolo delle tragedie umane e dei vizi che si nascondono dietro la scintillante facciata del glamour bollywoodiano.
* Farhan Akhtar, attore, regista, cantante. Figlio del leggendario sceneggiatore e paroliere Javed Akhtar, e fratello della regista Zoya Akhtar. Ben introdotto nell'ambiente del divismo bollywoodiano, Farhan rimane comunque un personaggio un po' anomalo: stile personale, mai aggressivo né petulante, e idee innovative gli hanno permesso di ritagliarsi un'interessante nicchia professionale. Difficile resistere al suo charme. Dil Chahta Hai, girato a soli 27 anni, premiato col National Award, con Aamir Khan, porta una ventata di freschezza, e segna l'inizio di una nuova era per il cinema hindi. Don, con un torbido Shah Rukh Khan, seduce il pubblico con un mix perfetto di azione e glamour. Come attore, Farhan gira a Venezia The Fakir of Venice, e, come musicista, registra a Milano Echoes, il suo primo album indipendente in lingua inglese.
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